Origini e sviluppo dei Monti di Pietà
Dove, quando e soprattutto perché sorsero in Italia i Monti di Pietà.
Fondazione.
I primi Monti di Pietà sorsero nell’Italia Centro-settentrionale: si ritiene comunemente che la più antica struttura in qualche misura riconducibile all’idea di un Monte sia quella di Ascoli Piceno, fondata il 15 gennaio 1458, sebbene si presentasse con caratteristiche un po’ diverse dai veri e propri Monti perché aveva lo scopo di accentrare la raccolta di elemosine da distribuire poi ai poveri della città. Per questo motivo si ritiene che il primo vero Monte, inteso come struttura e tipologia analoghe a quelle che lo identificheranno nel tempo, sia stato istituito a Perugia nel 1462, seguito rapidamente da quelli di Foligno, Gubbio, Orvieto e Terni, a conferma dell’interesse suscitato dall’iniziativa. Nel 1466 fu fondato il Monte di Pietà a L’Aquila, nel 1471 a Viterbo, nel 1472 a Siena, nel 1473 a Bologna, nel 1483 a Milano e Genova, nel 1490 a Verona, nel 1527 a Roma ed altri seguirono negli anni successivi.
I principali fautori.
L’Umbria francescana fu dunque il luogo da cui l’istituzione dei Monti di Pietà si sviluppò, spinta dai Frati Minori Osservanti, ovvero i francescani. Tra essi i maggiori ideatori e promotori furono Bernardino da Siena, Michele Carcano, Barnaba da Terni e Bernardino da Feltre che, accanto ad una forte propaganda di contrasto all’usura esercitata all’epoca dalla comunità ebraica, iniziarono a diffondere l’idea di raccogliere denaro, frutto di donazioni pubbliche o private, con l’intento di creare un cumulo di risorse finanziarie, un Monte appunto, da impiegare per aiutare le persone in difficoltà.
Toponimo.
La denominazione Monte di Pietà deriva dall’unione di due termini: Monte indicava, nel linguaggio finanziario dell’epoca, un istituto o un luogo di raccolta di denaro, mentre Pietà si riferisce all’Imago Pietatis, ovvero la rappresentazione di Cristo che si erge dal sepolcro, talvolta affiancato da angeli o da Maria e Giovanni dolenti, conosciuta anche come Cristo in Pietà, frequentemente utilizzata come insegna dai Monti per rappresentare efficacemente e diffondere lo scopo caritatevole dell’istituto.
Motivazione e finalità.
I Monti di Pietà nacquero con il preciso scopo di concedere prestiti gratuiti o a condizioni favorevoli, in cambio di un pegno, liberando le classi meno abbienti dalle maglie dell’usura che già a quel tempo affliggeva la società. Secondo la morale cristiana, era considerata inammissibile l’imposizione di un tasso di interesse ed il reato di usura era addirittura equiparato a quello di eresia. Per questo motivo gli Ebrei, non essendo vincolati dal precetto evangelico, furono i primi a sviluppare questo tipo di attività finanziaria, che ben presto divenne anche la loro principale. Di qui ecco spiegato anche l’altro scopo dei francescani: contrastare e soppiantare il monopolio della comunità ebraica.
Organizzazione.
Il funzionamento era semplice: chi aveva necessità di denaro depositava un oggetto presso il Monte di Pietà che lo stimava e proponeva una somma al richiedente.
Il Monte si incaricava di custodire l’oggetto per un anno, trascorso il quale il proprietario poteva riscattarlo versando una somma pari a quella che gli era stata offerta, maggiorata della percentuale richiesta, rientrando così in possesso del proprio oggetto.
Nel caso in cui il bene non fosse stato riscattato, il Monte aveva il diritto di rivendere l’oggetto e se la vendita avesse fruttato un importo maggiore di quanto consegnato al proprietario, una percentuale precedentemente concordata sarebbe stata trattenuta dall’istituto, mentre la rimanenza sarebbe andata al proprietario.
Il basso tasso di interesse richiesto dai Monti di Pietà (solitamente il 5-10%, all’epoca considerati tassi molto contenuti nella formulazione di transazioni commerciali) costituiva il punto di forza dell’istituzione perché doveva necessariamente essere concorrenziale rispetto a quello imposto dai banchi ebraici (che oscillava tra il 20 e il 30%).
Approvazione della Chiesa.
L’istituzione dei Monti di Pietà si diffuse soprattutto nel XVI secolo, ovvero dopo che Papa Leone X, con la bolla INTER MULTIPLICES del 4 maggio 1515 prodotta nel Concilio Lateranense V, riconobbe la legittimità dei Monti di Pietà, lodandone gli scopi “buoni e necessari alla società” e dichiarando la legalità del modesto onere finanziario (ovvero il tasso di interesse), purché l’onere fosse limitato alla sola copertura delle spese di gestione.
Claudio Scolastici