Ornato del Palazzo del Monte di Pietà.

Ornato del Palazzo del Monte di Pietà.

ELEMENTI DECORATIVI ESTERNI.

Facciata.

La parte più antica del Palazzo del Monte di Pietà che prospetta sulla piazza omonima è quella scandita dalle sei finestre architravate a mensole poste, tre per parte, ai lati della grande edicola marmorea e delimitata dalle due grandi fasce verticali bugnate. Le finestre sono sovrastate dall’ammezzato con finestrelle incorniciate come quelle del piano superiore; l’ultimo piano è una sopraelevazione ottocentesca.

Portali.

Al pianterreno sono situati due portali architravati tra finestre incorniciate ed inferriate, ma originariamente l’edificio aveva soltanto il portale posto alla destra della fontana, oggi al civico 33, come possiamo osservare nell’incisione di Giuseppe Vasi del 1759; l’altro portale, al civico 32, fu costruito successivamente e, come l’altro, sull’architrave reca la scritta MONS PIETATIS ET DEPOSITORUM.

Fontana.

Tra i due portali è situata la fontana alimentata dall’Acqua Paola e commissionata da Paolo V Borghese a Carlo Maderno, interamente dedicata agli emblemi araldici della famiglia Borghese, ovvero l’aquila ed il drago. Sullo sfondo di una valva di conchiglia svetta l’aquila borghesiana che poggia le zampe su due piccoli basamenti; l’acqua fuoriesce dalla bocca di un mascherone, posto al centro di un fregio triangolare, e di due draghi, posti nell’incavo delle volute terminali laterali, e si riversa nella sottostante vasca con bordo arrotondato.

Edicola.

La facciata è dominata dalla maestosa edicola, posta tra le finestre del primo piano e dell’ammezzato, anch’essa opera di Carlo Maderno, al centro della quale è situato un magnifico altorilievo in marmo che raffigura “Gesù Cristo che emerge dal sepolcro a braccia aperte” (ovvero l’Imago Pietatis, o Cristo in Pietà, emblema dei Monti di Pietà). Ai lati sono posti gli stemmi di Paolo III Farnese (in alto a destra), fondatore del Monte di Pietà di Roma, e di Clemente VIII Aldobrandini (in alto a sinistra), acquirente di questo palazzo. La targa, sotto la quale vi sono anche gli stemmi del Comune di Roma, a sinistra, e del cardinale Pietro Aldobrandini, a destra, protettore dell’istituto dal 1602 al 1621, così recita:
CLEMENS VIII PONT MAX
MONTEM PIETATIS
PAUPERUM COMMODO INSTITUTUM
NE CRESCENTIS OPERIS AUGUMENTUM
LOCI PRAEPEDIRET ANGUSTIA
EX AEDIBUS A SIXTO V P M COEMPTIS
IN HAS AMPLIORES TRANSTULIT
ET BENEFICIIS AUXIT
ANNO SAL MDCIIII PONTIF XIII
PETRO CARDINALI ALDOBRANDINO
PROTECTORE
ossia: “Clemente VIII Pontefice Maximo, affinché la ristrettezza dei locali non ostacolasse l’espansione dell’attività in via di incremento, trasferì il Monte di Pietà, istituito a favore dei poveri, dalla sede acquistata da Sisto V Pontefice Maximo (N.d.R. – quella in via dei Coronari) in questa più ampia e dotò di (maggiori) benefici, nell’Anno di Salvezza 1604, tredicesimo del suo pontificato, sotto il protettorato del cardinale Pietro Aldobrandini”.

Orologio.

La sommità della facciata è caratterizzata da un orologio posto sotto un campanile a vela, adornato sul timpano con l’Imago Pietatis. L’orologio fu aggiunto sulla facciata nella prima metà del XVIII secolo (considerato che è già presente nella succitata incisione di Giuseppe Vasi del 1759) ma l’orologiaio che lo realizzò non si ritenne soddisfatto del compenso ricevuto (evidentemente non ebbe quanto era stato pattuito) cosicché si narra che ne avesse alterato i complicati congegni ed inciso sull’orologio stesso i seguenti versi: “PER NON ESSER STATE A NOSTRE PATTE OROLOGIO DEL MONTE SEMPRE MATTE”. La scritta fu cancellata dalle Autorità ma l’orologio ha sempre continuato a rispettare le direttive del suo costruttore!!

Targhe.

Intorno al palazzo sono presenti ben quattro targhe marmoree, tra le più belle di Roma, tutte uguali e posizionate probabilmente nei luoghi, a quel tempo, più bui e meno frequentati dove evidentemente si gettavano immondizie di ogni genere. Due targhe sono collocate in piazza della Trinità dei Pellegrini, una in via di S.Paolo alla Regola ed un’altra in via di S.Salvatore in Campo e sono ancora lì a ricordare la proibizione di “fare il mondezzaro” e le relative pene pecuniarie e corporali:
D ORDINE ESPRESSO DI MONSIG͠RE ILL͠MO PRESIDENTE
DELLE STRADE
SI PROIBISCE A CIASCUNA PERSONA DI QUALSIVOGLIA
GRADO E CONDIZIONE CHE NON ARDISCA
O PRESUMA GETTARE NE FAR GETTARE
PER QUALSIVOGLIA PRETESTO VERUNA SPECIE
DI IMMONDEZZA CALCINACCIO PAGLIA ERBACCIA
ANIMALI MORTI O ALTRO SIMILE INTORNO
IL CIRCUITO DELLE MURA DEL SACRO MONTE
SUA FABRICA ANNESSA PER QUANTO GIRA IL MEDEMO
SOTTO PENA DI SCUDI VENTICINQUE DORO
DI APPLICARSI LA QUARTA PARTE ALL ACCUSATORE CHE
SARA TENUTO SEGRETO ALLA QUAL PENA SIA TENUTO
IL PADRE PER LI FIGLI E LI PADRONI PER LI SERVITORI
E SERVE CON PROCEDERE ANCHE PER INQUISITIONE
INHERENDO TANTO AL BANDO PUBLICATO LI XXV
SETTEMBRE MDCLXXXVIII CHE ALL ALTRO RINOVATO
PER GLI ATTI DELL ORSINI NOTARO DEL TRIBUNALE
DI DETTE STRADE LI XXII GIUGNIO MDCCXLI ONDE

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